Il territorio

Il territorio comprende una vasta area di pianura, a cui si aggiunge parte della dorsale prealpina che dal Monte Cesen si allunga fino al Cansiglio passando per il Col Visentin. Il nucleo centrale è rappresentato dalle colline sub prealpine che compongono la Core Zone, il cuore del sito Patrimonio dell’Umanità.

Cenni di geologia

Il territorio in esame si inserisce nella zona settentrionale della provincia di Treviso e comprende una vasta area di pianura, a cui si aggiunge parte della dorsale prealpina che dal Monte Cesen si allunga fino al Cansiglio passando per il Col Visentin. Il nucleo centrale è rappresentato dalle colline sub prealpine che compongono la Core Zone, il cuore del sito che, grazie alle peculiarità paesaggistiche e rurali, ha permesso di ottenere il riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità. Si tratta di una serie di rilievi paralleli tra loro detti “colline a corde”, in altri termini “hogback”, che si estendono tra Valdobbiadene e Vittorio Veneto, interrotte da incisioni trasversali di ampiezza variabile. Le colline sono formate da resistenti strati di conglomerato, arenaria o calcare, mentre le fasce depresse ricalcano gli strati di argille o marne.

Questo tipo di paesaggio, chiamato dai geologi “monoclinale”, nella configurazione in cui lo troviamo nell’Alta Marca Trevigiana è unico a livello mondiale.

Ci sono altri esempi in Iran e negli USA, ma sono privi della componente scenografica data dalla vegetazione delle nostre colline. Le rocce sono “sorelle” di quelle che ritroviamo in Valbelluna e, in effetti, erano in continuità con queste al momento della loro formazione sul fondo del mare, tra 30 e 4 milioni di anni fa. In seguito, i movimenti tettonici causati dalla spinta del continente africano contro quello europeo durante gli ultimi 4 milioni di anni hanno inarcato l’intera struttura geologica formando le Prealpi. L’erosione selettiva ha infine asportato gran parte di questi materiali, producendo i detriti che formano la pianura veneta, e creando il rilievo a creste parallele che rappresenta il fianco meridionale di una piega anticlinale. Gli strati si sono sollevati dalla loro posizione orizzontale di origine, rimanendo inclinati di circa 70 gradi. Quelli più resistenti disegnano la lunga linea di colline parallele così bella e così caratteristica, lo spettacolo della natura che tutti conosciamo.

Fauna e vegetazione

La vegetazione del territorio qui considerato è assai eterogenea, sviluppandosi dalla pianura fino alle quote maggiori della dorsale prealpina. Essa è stata profondamente modificata dalle attività umane attraverso le colture agrarie: mais, vigneti e prati stabili, oggi sempre meno frequenti e anch’essi sostituiti da vigneti. Anche il bosco primigenio ha risentito delle utilizzazioni e, ad esempio, la robinia ha spesso sostituito le querce, i carpini e altre latifoglie. Lo stesso castagno è stato largamente favorito (importanti e celebri le formazioni sopra Combai e Miane) e ha contribuito a modificare le caratteristiche del suolo. La serie potenziale comprende il querco-carpineto (con specie guida farnia e carpino bianco, di pianura e collinare), l’orno-ostrieto (dominano orniello e carpino nero) in cui le querce (rovere e roverella) sono spesso state soppiantate dai carpini. Aceri, frassini e tigli caratterizzano i versanti più freschi con suoli meno aridi. A partire dai 600-800 m, gradualmente, la specie prevalente diventa il faggio, mentre la presenza di conifere è solo sporadica e spesso favorita artificialmente. Alle quote maggiori rappresentate dal Monte Cesen (m 1570) e dal Col Visentin (m 1763) sono presenti praterie disposte sui versanti meridionali al di sopra del limite attuale del bosco, spesso arido-rupestri, alternate ad aree un tempo soggette a falciatura o pascolo e oggi abbandonate. Un ruolo importante per la biodiversità è sostenuto dalle comunità, arboree o spesso arbustive, che formano orli e mantelli che caratterizzano le radure, i margini e le schiarite successive ai tagli.

Per quanto riguarda la fauna, vi è una discreta presenza di mammiferi selvatici. Le ampie radure alternate a boschi dell’area prealpina costituiscono l’habitat ideale per il capriolo, che non è raro incontrare anche nella fascia collinare di fondovalle. Il cervo nobile, che negli ultimi decenni ha visto un’autentica esplosione numerica, si incontra nelle aree collinari al limite della pianura alla ricerca di nuovi spazi in cui stabilirsi. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le segnalazioni di lupi, presenti sui rilievi con qualche branco stabile e qualche individuo erratico anche in pianura, mentre la crescita esponenziale dei cinghiali è diventata un serio problema per gli agricoltori in quanto tali animali arrecano danni consistenti ai prati in quota ed alle coltivazioni nelle aree di pianura e di collina. Buona la presenza della volpe, del tasso, della faina e della martora, quest’ultima sui rilievi, mentre, tra i roditori, vi è una diffusa presenza dello scoiattolo e del ghiro. Infine, è da ricordare la lepre comune, riscontrabile in modo particolare laddove sia presente una buona alternanza di prati e aree boscate. Parlando di avifauna, relativamente alla fascia di fondovalle connessa ai bacini lacustri, si segnalano il germano reale, l’alzavola, la folaga, la gallinella d’acqua, l’airone bianco e l’airone cenerino, lo svasso nei Laghi della Vallata, e numerose altre specie legate agli ambienti acquatici. Nella fascia coltivata vivono il verdone, lo storno, il fagiano, l’allodola, l’averla, il cardellino, la passera, la gazza. Nelle zone boschive ritroviamo il lucherino, il frosone, il colombaccio, il fringuello, il tordo, l’usignolo, il rigogolo, il picchio verde e rosso, il merlo, il cuculo e la tortora. Numerosi sono i rapaci, presenti nelle aree aperte alternate a siepi e aree boscate: la poiana, il gheppio, il lodolaio, l’astore, lo sparviere e, oltre i 1000 m di quota, qualche esemplare di aquila reale e biancone oltre a tetraonidi come il gallo forcello ed il gallo cedrone. Tra i rapaci notturni, vi sono la civetta, l’allocco e il gufo. Buona la presenza di rettili come la vipera comune in quota, il biacco, il colubro liscio, il saettone, l’orbettino, la lucertola, il ramarro e, a proposito di anfibi, da ricordare il rospo comune, la rana temporaria, la salamandra pezzata, il tritone alpestre e punteggiato e, tra le presenze più rare e protette, la rana di Lataste, endemismo della pianura padana, l’ululone dal ventre giallo e il tritone crestato.
Meritano una citazione anche i PIL (parchi di interesse locale), in particolare il Parco del Rujo nel comune di Cison di Valmarino, il Parco dei Laghi della Vallata di Revine e Tarzo e il Parco Grotte del Caglieron nel comune di Fregona. A questi si aggiungono le aree di grande valore naturalistico tutelate da Natura 2000, che investono il territorio considerato. Nonostante le loro specificità ci si limita ad elencarle: Gruppo del Visentin-M. Faverghera-M. Cor; Passo di San Boldo; Monte Cesen; Perdonanze e corso del Monticano; Laghi di Revine; Palù del Quartier del Piave; Grave del Piave; Dorsale prealpina tra Valdobbiadene e Serravalle; Ambito fluviale del Livenza e corso inferiore del Monticano; Grave del Piave-Fiume Soligo-Fosso di Negrisia; Fiume Meschio e Settolo Basso.

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