Punto di partenza :
Sernaglia della Battaglia, area ricreativa del Musil
Coordinate punto di partenza :
45°52'49.3536"N 12°7'11.1864"E
Il percorso
Descrizione
Dall’area ricreativa del Musil a Sernaglia della Battaglia, si cammina su strada sterrata lungo il segnavia n.008 incontrando i primi campi chiusi. Superato il ponte sul torrente Dolsa, si entra in aperta campagna dove la visuale si apre sul Monte Cesen e sulle Colline del Prosecco. Si prosegue sulla Cal Fiorentina n.007 per poi deviare a sud lungo la via degli Alpini che affianca il torrente Raboso, quindi all’altezza del Pont de Febo si torna in campagna sul segnavia n.007B. Una variante ad anello ci consentirà di visitare il centro di Moriago dove è posta l’antica torre romanica Da Camino, prima di ritornare al punto di partenza del giro tramite il sentiero n.009A.
Curiosità
- A poche centinaia di metri dalla partenza, vi è Sernaglia della Battaglia dove si segnalano la chiesa di Santa Maria Assunta, risalente al 1520 e la chiesa di San Rocco del 1632. Situata in posizione strategica sulla linea del Piave durante la Grande Guerra, Sernaglia subì pesanti bombardamenti che causarono la totale distruzione dell’abitato e per ricordare questo triste capitolo venne aggiunto a Sernaglia l’appellativo “della Battaglia” a partire dal 1924. Il fenomeno dell’emigrazione incise fortemente sulla vita economica e sociale del paese tanto che negli anni Cinquanta venne istituita la tradizionale festa di San Valentino, patrono del paese, per salutare i concittadini in partenza verso mete lontane. Durante questo evento sfilano per le vie del paese meravigliosi carri allegorici ed è interessante notare che nella prima edizione l’allora sindaco Giocondo Pillonetto fece allestire una barca lasciata dalle truppe tedesche, trasformandola in nave corsara.
- I Palù si estendono su un’area di 700 ettari tra i comuni di Sernaglia, Moriago, Vidor e Farra di Soligo nel cuore del Quartier del Piave. Si trova in una depressione interposta tra le Prealpi e il Montello e ciò ha comportato nel corso del tempo l’impaludamento della pianura. Da qui l’origine del toponimo “Palù”. Quest’area era frequentata già nell’età del bronzo, mentre nell’epoca romana vi furono i primi interventi idraulici, tuttavia le vere opere di bonifica iniziarono nel XIII sec. grazie ai monaci benedettini della vicina abbazia di Santa Bona a Vidor e le paludi divennero fiorenti appezzamenti di prato delimitati da alberi di alto fusto, siepi e fossati. Ciò ha dato origine al termine di “campo chiuso”. La presenza abbondante di acqua con temperatura costante permetteva la raccolta di foraggio durante tutto l’arco dell’anno. I fossati, dotati di specifici sbarramenti, garantivano anche l’attività di pesca di trote ed anguille mentre le siepi di confine, oltre a proteggere i canali dall’erosione, fornivano sufficiente quantità di legname. Questo sistema agronomico denominato Valbone è ancora oggi uno dei migliori esempi di tutta l’Italia settentrionale, confrontabile con gli analoghi “bocages” francesi.